LA PESCA
Uno dei motori dell’economia molfettese è, fin dalle origini, l’attività peschereccia, oggi in declino per le mutate condizioni socio-economiche. Molfetta sin dal Medioevo era un centro dinamico: ne sono testimonianza gli antichi trattati e documenti che evidenziano la presenza, già durante il XIII secolo, di una attiva classe mercantile e anche la stretta relazione tra le attività produttive commerciali e il mezzo di trasporto marittimo. La città era naturalmente dotata di tre punti di approdo, così come li descriveva lo storico Giuseppe Marinelli, alla fine del Cinquecento: i tre luoghi tutti comodissimi per vascelli erano il porto di S. Giacomo, la Cala dei Pali e il molo accanto al Duomo. Alla fine del Seicento i molfettesi affiancarono al piccolo cabotaggio itinerari più ampi verso i porti dell’alto Adriatico come Senigallia, Ancona, Ferrara, Venezia spingendosi fino a Trieste e Fiume. Questa apertura portò nel Settecento ad una più consistente presenza del naviglio molfettese in questi porti. Nel Settecento Molfetta rientrò nel programma di ammodernamento della marineria mercantile voluto prima dagli austriaci e poi dai Borbone, convinti dell’importanza strategica del regno di Napoli nel Mediterraneo. Dalla seconda metà del Settecento fu introdotta un nuovo sistema di pesca detta alla gaetana, che determinò una svolta radicale nei metodi di pesca e nello sfruttamento più accentuato delle risorse ittiche. All’antico molo cinquecentesco accanto al Duomo, si aggiunse nel 1844 la costruzione dei due moli isolati, chiamati poi “S. Michele” e “ S. Corrado”, che permettevano un più sicuro approdo. Potenziato il nuovo porto, a Molfetta si ebbe un incremento della marineria tanto peschereccia quanto mercantile, favorendo l’avvio del processo di industrializzazione da parte del ceto imprenditoriale locale. Soprattutto nel secondo cinquantennio dell’Ottocento l’economia molfettese, benché colpita da ripetute epidemie di colera e da gravi crisi agricole, come quella olearia del 1884 e quella vinicola del 1887, era in pieno sviluppo. Si intensificò il commercio nell’Adriatico, considerata la rarefazione di cantieri navali lungo la fascia adriatica tra Ancona e Manfredonia, Molfetta risultò un riferimento importante, insieme a Mola e Monopoli, per la costruzione, in Terra di Bari, di trabaccoli, pielaghi, gozzi, golette e numerose paranzelle. Il locale settore peschereccio, nei momenti di crisi economica, svolgeva una funzione compensatrice degli equilibri economici della città. Seguirono nel tempo i lavori di sistemazione del porto con la costruzione di banchine, la costruzione del molo pennello, l’ammodernamento dello scalo di alaggio e il completamento della diga foranea. Nel XX secolo cominciò il declino della marineria velica e l’incremento dei motopesca che richiesero nuove tecniche imprenditoriali e nuove competenze. Ma le vele delle paranze molfettesi e delle tartane da pesca e i “babrabà”, secondo il gergo marinaro locale, rimasero ancora a lungo sul mare. Nel Novecento, quale importante porto peschereccio del Basso Adriatico, a Molfetta fu impiantato il Mercato all’ingrosso del pesce sulla Banchina di S. Domenico, con frigoriferi e celle di conservazione. Sul finire degli anni cinquanta le bilancelle, i trabaccoli, i battelli a remi scomparvero quasi del tutto e i motopescherecci in legno con motore divennero oltre 130 negli anni sessanta, mentre le motobarche per la pesca ravvicinata erano circa una trentina. I motopescherecci di stazza superiore a 25 tonnellate praticavano la pesca di altura, mentre i pescherecci al di sotto di 25 tonnellate facevano la pesca costiera. Nella storia marinara della città un ruolo importante spetta alla Scuola Professionale Marittima. Attualmente, e da tempo, le risorse ittiche, in particolare dell’Adriatico meridionale, sono sempre più scarse. La minore redditività del mare, insieme alla riduzione della remuneratività economica dell’attività della pesca, ha imposto la costruzione di natanti, anche in acciaio, più grandi e più potenti per affrontare l’altura e le lunghe permanenze, con costi di gestione sempre più alti. Oggi la cantieristica molfettese, nonostante le difficoltà del presente e le nuove tecnologie, è ben rappresentata da cantieri a conduzione famigliare con maestranze professionali e specializzate prevalentemente nella costruzione di natanti in legno.
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